Natale a Vienna

racconto per tutti

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  1. emalit
     
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    Il pomeriggio del 24 dicembre Luisa uscì dall’ufficio e scese rapidamente le scale di palazzo Metternich; mancava meno di un’ora alla chiusura dei negozi e temeva di non riuscire ad acquistare gli ultimi regali: la vigilia di Natale è sacra per le famiglie viennesi, è la festa dedicata ai bambini, per i quali in ogni casa, già dal primo pomeriggio, il luminoso abete è circondato da tanti pacchetti colorati.
    Le Rennweg, nonostante la copiosa nevicata era percorsa da file di automobili e di numerosi passanti frettolosi che, incuranti del freddo, si dirigevano verso il centro storico e la zona commerciale più frequentata della città.
    Da quando era stata assunta come addetta all’ufficio stampa dell’ambasciata d’Italia presso l’Austria aveva dovuto adattarsi a profondi cambiamenti nel suo stile di vita, ma aveva imparato presto ad amare quella città, così diversa dalla sua terra, eppure così accogliente e vivace. I primi tempi erano stati duri, la lontananza dalla famiglia pesava molto, ma, gradualmente, erano arrivate le nuove conoscenze, grazie alla nutrita comunità italiana che si riuniva settimanalmente nella Minoritenkirche, la sede dei Francescani a Vienna.
    Erano arrivati così i primi amici, gli “italiani in esilio”, come amavano chiamarsi scherzosamente, che spesso si riunivano a turno a casa di ciascuno dei membri del gruppo e passavano simpatiche serate in allegria.
    Con l’avvicinarsi del periodo natalizio quei pochi amici che non sarebbero rientrati in Italia avevano organizzato una festa speciale, così per sentire meno la mancanza dei propri cari lontani, ma soprattutto per festeggiare degnamente l’arrivo del nuovo anno.
    «Mi raccomando Luisa, non tirarci il bidone all’ultimo momento! Lo sai che se ci manca la nostra “ambasciatrice”-era il suo soprannome ufficiale- non ci divertiamo!» le aveva ricordato Marcello, un giovane funzionario di una grande compagnia di assicurazioni impiegato nella prestigiosa sede di Vienna.
    Doveva quindi sbrigarsi; nei giorni precedenti una fastidiosa infreddatura le aveva impedito di uscire e non le restava che un’ora scarsa per gli ultimi acquisti. Si mise a correre scorgendo da lontano che cominciavano a spegnersi le luci delle prime vetrine.
    Con la mente immersa in mille pensieri sfavillanti come le vetrine del Graben, una delle vie predilette dallo shopping viennese, attraversò correndo il “Ring” per dirigersi verso gli affollatissimi negozi della Kärntner Straße, ma, prima ancora di raggiungere il marciapiede opposto, lo stridere di una brusca frenata la fece sobbalzare: una voce adirata la apostrofò duramente in tedesco…
    «Ma si può sapere a cosa pensi? Mi devi proprio rovinare il Natale?»
    Luisa borbottò qualche parola di scusa e fuggì via combattuta fra la necessità di arrivare in tempo a concludere il suo shopping e il desiderio di rispondere a tono al giovane nervoso automobilista… Infine si lasciò distrarre dalle numerose bancarelle circondate da migliaia di luminarie, accompagnate da festosi brani dei famosi Walzer di Strauss.
    Per fortuna riuscì a fare tutto in breve tempo, e piena di pacchi e pacchetti si diresse verso casa; ebbe appena il tempo di fare una rilassante doccia immersa nella sua fragranza preferita, la verbena, poi cominciò a scegliere la toilette che avrebbe indossato la sera a casa dell’amico Marcello. Optò per un semplice tubino di velluto color rubino, che le illuminava splendidamente il candido incarnato di porcellana e raccolse gli splendidi capelli castano mogano in un elegante chignon fissato da un fermaglio di strass.
    Una vivace scampanellata la fece correre a rispondere al citofono: era Sara, l’amica e collega di lavoro, che svolgeva le funzioni d’interprete presso l’ambasciata italiana .
    «Sali, sono quasi pronta!»
    «Dai che è tardissimo!»
    In pochi secondi Sara era già accanto a lei e ammirava il fiammante abito: «Hai capito la timida Luisella… che vamp nascondeva sotto le trecce brune!».
    «Smettila di dire buffonate e dammi una mano con la lampo! » disse esaminando con sguardo critico la generosa scollatura « non dovevo darti retta, ti sei alleata con la commessa del negozio di confezioni per convincermi ad acquistare un abito che mi crea molto imbarazzo, stasera mi nasconderò dietro le tende!».
    A casa di Marcello furono accolte da un coro di evviva da parte dei presenti che si precipitarono a strappare dalle loro braccia i numerosi pacchetti e a depositarli sotto un imponente abete illuminato e ricco di decorazioni colorate e di dolciumi.
    Nonostante gli anni trascorsi al liceo e all’ università, Luisa non era riuscita a vincere una grande timidezza, che, spesso, le faceva commettere errori imperdonabili; spinta da quella costante paura, cercò di defilarsi senza dare troppo nell’occhio, scegliendo di accoccolarsi su un comodo divanetto in un angolo poco illuminato del piccolo studio, mentre il rumoroso gruppo degli amici occupava il grande soggiorno e l’ampia cucina.
    Dalla sua posizione riusciva a sentire l’allegro vociare, ma solo chi fosse passato davanti alla porta dello studiolo avrebbe potuto scorgerla mentre sorseggiava un delizioso cocktail di frutta, rigorosamente analcolico, e ripensava alla frenetica giornata trascorsa senza un attimo per se stessa.
    La mattina aveva ricevuto dal suo capo l’incarico di preparare l’intervista, da pubblicare sul notiziario mensile dell’Istituto Italiano di Cultura, a cui sottoporre il nuovo funzionario addetto alla sicurezza dell’ambasciata al suo arrivo all’aeroporto il 29 dicembre. Inizialmente l’incarico era stato assunto dal capo di Luisa, ma all’ultimo momento un contrordine l’aveva gettata nello sconforto: la mansione toccava proprio a lei!
    Rimuginava su come impostare l’intervista quando una voce cordiale e, in un certo senso, familiare si impose sulle altre: « Pensa Marcello che fino a due giorni fa non avrei mai immaginato di passare le vacanze qui con te: sarei stato in ufficio a Roma fino alla sera del 24 dicembre e poi una tranquilla serata in famiglia. Invece, proprio l’altro ieri mattina, mentre mi recavo al lavoro, sono stato raggiunto da una telefonata del mio capufficio che, agitatissimo, mi annunciava che l’ incarico a Vienna di cui si era parlato nei mesi passati era stato affidato proprio a me! Dovevo prepararmi in fretta perché avrei dovuto raggiungere la nuova sede all’inizio dell’anno nuovo, era già stato prenotato per me anche il volo aereo con data del 29 dicembre, dal momento che l’ambasciatore mi voleva conoscere al più presto, prima che io prendessi servizio:a quel punto non potevo non pensare a te e, preparate le valigie alla svelta, stamattina ero già in automobile alla volta di Vienna!».
    «E il tuo biglietto aereo?» chiese Marcello curioso «L’ho fatto immediatamente disdire dalla mia collega, l’insostituibile Annalisa, senza avvisare il capo naturalmente: in fondo ho fatto risparmiare l’amministrazione, in cambio di qualche giorno di ferie anticipate!» scherzò la simpatica voce, che le sembrava sempre più familiare, chissà perché…
    Immersa in questi pensieri non si accorse che i due amici si erano fermati davanti alla porta e la osservavano incuriositi.
    «Oh Luisa» disse Marcello che teneva la mano sulla spalla di un giovane bruno i cui occhi nerissimi le sorridevano divertiti « ti presento nientemeno che il nuovo capo della sicurezza dell’Ambasciata, attenta a come parli…»
    A quel punto , mentre la ragazza cercava disperatamente di inventarsi una risposta spiritosa «Vedo che ti sei finalmente rilassata» le disse «ma perché così pensierosa? Sono Fabrizio, posso sapere il tuo nome?»
    «Luisa, ma…ci conosciamo?»
    «Beh, diciamo che ci siamo “scontrati” sul Ring poche ore fa, e in quel momento, dopo aver guidato per tante ore, mi vedevo già condannato a trascorrere il Natale con le manette ai polsi per averti investita!»
    «Che sciocca! Ecco dove avevo sentito la tua voce…ma parlavi in perfetto tedesco, e io non riuscivo a ricordarmi! Una delle mie solite figure da “imbranata”, e dire che ti dovevo anche intervistare…A questo punto posso solo chiedere scusa.»
    «Tutt’altro, sei la sorpresa più piacevole che potessi trovare sotto l’albero questa sera! » e, prendendola sottobraccio, le sussurrò all’orecchio con un caldo sorriso: «Che ne diresti di iniziare adesso quell’intervista? »

     
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