Frammenti - Che cosa scrivi?

di Monica Lombardi

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. PollyM
     
    .

    User deleted


    CHE COSA SCRIVI

    Su un forum, tempo fa, lessi il commento di una ragazza che lodava un racconto scritto da un’amica, e che si diceva invidiosa di quel talento, perché, osservava, doveva essere così bello poter scrivere di sé, raccontare se stessi nella scrittura.
    I complimenti sono sempre graditi, ma per quanto riguarda il raccontare se stessi, nonsense, mi venne da pensare.

    Stesso tipo di annotazione da parte di un signore gentilissimo che, al termine di una presentazione, mi si avvicinò dicendomi che anche lui aveva cominciato a scrivere, poi si era fermato perché gli sembrava di scrivere sempre e solo di sé. E mi chiedeva se io non avessi lo stesso timore.
    Nonsense, avrei voluto, di nuovo, rispondergli. Ampliai ed esplicitai e gli dissi che di me, come persona, nel romanzo che aveva appena acquistato c’erano due brevissimi momenti, che sfidavo chiunque a trovare, e che avevo prestato, attribuito a due personaggi diversi.

    Io non scrivo di me. Scrivo storie.

    Scrivevo di me quando, da ragazzina, come tutte – voi no? – avevo anch’io il mio diario segreto. Ma già allora la cosa, dopo un po’, mi annoiava. Forse qualcuno ha una vita talmente interessante da farne un romanzo. Non io. Così, già allora preferivo seguire quei personaggi che, come se davanti a me venisse proiettata una pellicola che solo io potevo vedere, mi apparivano nei luoghi più diversi, più facilmente quando la mia mente era sgombra dalla routine degli impegni, scolastici allora, quotidiani. Li osservavo, li ascoltavo, e buttavo giù ciò che vedevo e sentivo.

    Io scrivo storie.

    Ho scritto dal punto di vista maschile, e sono una donna. Ho scritto dal punto di vista di un assassino, e faccio fatica persino a immaginarmi come si possa arrivare a togliere la vita a un’altra persona.

    Scrivi di ciò che sai, ha affermato qualcuno.
    Se fosse così, certe storie non avrebbero mai visto la luce. Jules Verne non avrebbe mai potuto portarci al centro della terra, né Dante all’inferno, Shakespeare in Italia, o Swift in un mondo in cui un uomo può spegnere un incendio nel modo più irriverente possibile.

    Uno scrittore non scrive in modo involuto, egoistico e monotono di sé. Uno scrittore osserva, assorbe, rielabora e scrive del mondo e dei suoi abitanti. E può moltiplicare, mischiare e giocare di riflesso fino a creare altri mondi, popolati da altri abitanti, perché ha dalla sua tutte le tessere, consce e inconsce, della sua memoria, zeppe di secoli, di più di un millennio di storie.

    Mescola, aggiunge, toglie, assaggia e modifica, come un cuoco, quasi un alchimista, se è davvero bravo. Si cala in questo o in quel personaggio, entra nelle loro scarpe, come direbbero oltre l’Atlantico, compie qualche passo, pensa nella loro testa, sente con i loro sensi, per poi abbandonarli e nascondersi, entità benefica e non invasiva, dietro agli occhi di qualcun altro.

    Seguendo sempre l’anima della scena, la forza trainante della storia, che si srotola non dentro di lui, ma davanti a lui.

    Uno scrittore scrive storie.
     
    Top
    .
0 replies since 23/2/2011, 22:44   18 views
  Share  
.