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PollyM.
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Finito 
Cinque stelle su anobii 
Sono partita bene e sono partita male, con questo romanzo. Bene perché me lo ha consigliato una mia amica che ultimamente si è appassionata ai romanzi distopici, male perché, appena lo inizi, le risonanze non tanto con Hunger games (che conosco per ora solo attraverso il film) quanto con Delirium di Lauren Kate (che ho invece letto e apprezzato) sono fortissime.
Così come i giovani di Lauren Kate venivano sottoposti a una cura che li privava delle emozioni forti prima di entrare come adulti nella società, a 16 anni i giovani di Veronica Roth devono scegliere una “fazione” tra le cinque in cui il loro mondo, o meglio la loro città che assurge a mondo, è divisa. Può essere quella della loro famiglia natale o un’altra, in base - anche ma non solo - a un test attitudinale che fanno il giorno prima.
Tutto inizia quando il test attitudinale di Beatrice Prior, la protagonista della storia, va storto. Le sue reazioni durante la simulazione neurologica indotta da un siero sono contrastanti e non la collocano in nessuna delle fazioni. Il termine giusto per collocarla, sussurrato, pericoloso e che deve rimanere segreto, è “divergente”.
Il giorno dopo, la scelta non solo di Beatrice ma anche del fratello Caleb è inaspettata e, nel suo caso almeno, assolutamente istintiva, e smembra la loro famiglia di Abneganti, che basano la loro vita sull’altruismo. Ora Beatrice deve affrontare, da sola, il durissimo processo di iniziazione degli Intrepidi, la cui principale caratteristica è il coraggio, mentre Caleb ha scelto la fazione che sta cercando di gettare fango sul governo Abnegante: gli Eruditi.
Una dolorosa formazione personale si mischia con pericolosi venti di cambiamento che scuotono la città, ma non tutto è negativo e spaventoso, nella caverna che costituisce il centro di formazione degli Intrepidi. La nuova Beatrice, che ora si fa chiamare Tris, si dovrà muovere tra amici, nemici, per scoprire che talvolta il confine tra le due definizioni è labile e flessibile. E scoprirà che altruismo e coraggio sono alla fine due facce della stessa medaglia.
Divergent è tecnicamente uno young adult per l’età della protagonista (il protagonista ne ha due in più). Ma se si pensa che l’autrice aveva solo 23 anni nel 2011 quando lo scrisse, la scelta di queste età appare sotto nuova luce, e personalmente non mi ha infastidito più di tanto. Primo, perché siamo in un mondo molto diverso dal nostro, in cui una sedicenne non è più un’adolescente ma una giovane donna. Secondo, perché gli adulti che compaiono nel romanzo sono personaggi a tutto tondo e alcuni dei protagonisti, come Quattro, nel loro comportamento sembrano molto più grandi di quanto in effetti non siano, come spesso nota anche la protagonista.
Tris è tosta, e in teoria dovrebbe rubare tutta le luci della ribalta. In realtà, Divergent è anche, un po’ come il dormitorio e il centro addestramento in cui si svolge tutta la parte centrale del romanzo, una storia corale, in cui tutti i personaggi sono figure importanti e ben presenti davanti al lettore. Quattro attira la nostra attenzione fin da subito, e come Tris gravita sempre più verso di lui, attirata dal bisogno di sapere, di conoscerlo, così accade anche al lettore.
Il finale esplode in virtù di tutte le tensioni e i misteri accumulati - emotivamente carico, spettacolare, quasi cinematografico. Forse un po’ affrettato in alcuni punti ma con la forza di una vera rivoluzione, che lascia i protagonisti all’inizio di una nuova era.
Come già altri autori prima di lei che scelgono di scrivere in prima persona (femminile, penso a Kate Daniels di Ilona Andrews), anche la Roth ha regalato ai suoi fans un breve punto di vista alternativo (maschile) nell’e-book Free Four. Bella l’idea, un must per chi legge il romanzo perché riguarda una delle scene più intense della parte dell’addestramento, ma troppo breve davvero, lascia insoddisfatti. Quattro avrebbe meritato molte più pagine
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